Perché ci innamoriamo?
- sbelingheri
- 2 gen
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L'universo è costituito da polarità: energia e materia, protone ed elettrone, attivo e passivo, pieno e vuoto.
L'essere umano attraverso quella necessaria approssimazione che chiamiamo identità definisce se stesso attraverso una serie di queste polarità, escludendo le rispettive controparti: sono maschio/femmina, estroverso/introverso e così via.
L'identità è appunto necessaria perché ci consente di muoverci con una certa sicurezza e velocità nelle nostre scelte, ci consente di essere riconosciuti dagli altri e permette una certa prevedibilità al nostro agire sociale.
Ma è pur sempre un'approssimazione perché, come insegna l'antica filosofia cinese, le polarità che ci costituiscono non sono assolute, anche se una delle due si manifesta come prioritaria, l'altra alberga in noi come latente; tradotto ogni uomo ha un femmineo in se e ogni donna un mascolino.
Viviamo in una cultura, quella occidentale, che è stata fondata storicamente su una razionalità riduzionistica e che ha sostituito la dimensione spirituale dell'esistenza prima con il pensiero teocratico (Dio come unica fonte di spiegazione di ogni fenomeno dell'universo), poi con l'elevazione del pensiero scientifico a nuova religione fondante.
IN questo contesto la matematica risulta essere LA disciplina imperante.
Così siamo indotti a quantificare e specificare in maniera esatta chi siamo, senza esitazioni: maschio o femmina, attivo o passivo, intraprendente o riservato.
La parte di noi stessi che non manifestiamo ha però il potere di generare un atrito, un crescente malessere che in qualche modo cerchiamo di silenziare.
Fino a quando non veniamo rapiti da quello strano stato dell'essere che chiamiamo innamoramento e che qualcuno definisce addirittura psicosi, malattia mentale. Non senza una ragione, nell'innamoramento è risaputo che la mente razionale viene zittita e si apre il cuore.
Ma cosa avviene esattamente? perché mi innamoro di quella particolare tipo di uomo o di donna?
Paolo Menghi nel suo illuminante articolo ( La coppia utile) suggerisce che nell'innamoramento molti aspetti che ci appartengono e che l'ignoranza ha sepolto sotto strati che la coscienza non ha mai attraversato, irrompono nella nostra vita e ci vengono resi evidenti nel momento in cui, inconsapevolmente, li proiettiamo sull'altro.
In sostanza attraverso l'innamoramento noi poniamo le nostre esigenze di completamento (l'atrito di cui sopra) su un'altra persona, con la conseguenza che l'assenza dell'innamorato ci fa' subito sentire la mancanza di qualcosa di vitale.
Quel senso di vuoto preesisteva, ma riuscivamo a far finta di niente. Adesso, con la scusa che quel qualcosa appartiene all'altro, riusciamo ad entrarci in contatto, a desiderarlo, e a soffrire della sua mancanza.
In questo modo due mondi già copresenti in noi possono riconoscersi ed incontrarsi.
Entrambi gli innamorati vedono una bellezza interiore nell'altro di cui lui stesso era solo parzialmente consapevole, cosa che spinge entrambi a ricostruire l'immagine di se; per inciso questa nuova immagine non è nè migliore nè più reale della precedente, ma ha il vantaggio di essere diversa. Ha il vantaggio di far vacillare quell'idea mai formulata di identità stabile che incanala impietosamente l'esistenza verso un'esistenza monotona, dietro alla quale ci potevamo nascondere ("sono fatto così, è il mio carattere"). Ha il vantaggio di permetterci verso un viaggio che permette la trasformazione, l'evoluzione, l'ampliamento della nostra consapevolezza.
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